Dalla Roma imperiale alla Roma papale: destinatari, lettori e traduttori della Vita di Mosè di Filone di Alessandria
Resumen
Quando nel 1480 Lilio Tifernate, autore, su incarico papale, di sei volumi di traduzioni delle opere filoniane tra il 1477 e il 1485, dedica a Sisto IV la propria traduzione della Vita di Mosè, il processo di appropriazione del Mosè filoniano alla politica papale appare ormai definito. Lo stesso Tifernate, all’indomani del Concilio di Firenze, aveva seguito Bessarione a Costantinopoli riportarndo con sé in Italia, due anni dopo, un manoscritto filoniano; parallelamente Niccolò V, prima, e Sisto IV, poi, sono determinati ad inserire Filone nel loro progetto di riscoperta dell’eredità greca e patristica, come testimoniano il passaggio di manoscritti e le traduzioni approntate in quello stesso intervallo temporale e per tutta la metà del XV secolo. Il contributo si sofferma nella prima parte sulla strategia politica sottesa alla composizione della Vita di Mosè, inserendo lo scritto filoniano nell’economia dei trattati dell’Expositio per inquadrarne le finalità sul piano storico contestualmente al soggiorno romano dell’Alessandrino all’indomani del pogrom del 38 d.C. Nella seconda parte, il saggio delinea l’itinerario della ricezione dello scritto in età umanistica e rinascimentale attraverso le tappe e gli snodi cruciali nella trasmissione testuale, per illustrare il passaggio del Mosè filoniano dalla Roma imperiale alla Roma papale, dalla lettura teologica e politica filoniana a quella teologico-politica papale.