La battaglia della Montagna Bianca e il sacco di Praga nei Dispacci dei diplomatici alla corte di Vienna (1620-1621)
Abstract
La battaglia della Montagna Bianca (8 novembre 1620), epilogo della prima fase della guerra dei Trent’anni, è entrata nell’immaginario europeo: il trionfo delle armi cattoliche contro i ribelli calvinisti, nella visione dei vincitori, il giorno della vergogna, sull’opposto versante. La portata storica di questa battaglia in verità risiede nelle sue immediate conseguenze, non certo nei suoi aspetti militari (Polišenský): poche ore dopo, ebbe appunto inizio il sacco di Praga, città che non oppose alcuna resistenza (in cui erano rimasti pressoché solo civili inermi). Un evento di cui ignoriamo ancora l’effettiva portata. Quale contributo può giungere dalla fonte diplomatica? Questo articolo essenzialmente si fonda sui dispacci dei dignitari stranieri accreditati presso la corte di Vienna e anzitutto s’interroga sulle ragioni del notevole ritardo con cui l’imperatore Ferdinando II ebbe contezza dei fatti. Alcuni ambasciatori, inoltre (Inghilterra, Genova, Torino), furono oltremodo schietti nel riferire ai rispettivi governi in merito alle violenze sui civili che si stavano frattanto verificando in Boemia. Ne deriva un’immagine della Montagna Bianca molto diversa da quella forgiata dalla Controriforma: furono verosimilmente le donne di Praga a pagare il prezzo maggiore di questa disfatta.
Parole-chiave: Battaglia della Montagna Bianca; sacco di Praga; guerra dei Trent’anni; corte di Vienna; corrispondenza diplomatica.
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