I paradossi di "Alibi"

  • Biancamaria Frabotta Università “La Sapienza” di Roma

Résumé

Perché Elsa Morante a metà degli anni Sessanta si definì «di professione poeta»? E non certo un «poeta di professione»? Scegliendo la poesia come soglia di entrata al senso generale dell’opera morantiana, sia come oggetto di riflessione, sia come genere solo saltuariamente praticato da Elsa Morante, è necessario ripensare il “caso Morante” nella sua interezza. È l’obiettivo di questo articolo, che prende in considerazione le poesie disseminate nei romanzi, anche nella forma di epigrafi, citazioni o interventi della voce autoriale, la raccolta Alibi del 1958 e il sottotesto compreso nel Quaderno di Narciso. L’articolo indaga sulle differenze e sui misteriosi intrecci fra il significato esistenziale di “alibi” connesso all’esercizio della poesia e la teoria cui ricorre il romanziere moderno utilizzando l’“io recitante” della narrazione, come “alibi”, “prima persona responsabile” del risvolto autobiografico di ogni romanzo.

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Publiée
2015-03-25
Comment citer
Frabotta B. (2015). I paradossi di "Alibi". Cuadernos de Filología Italiana, 21(Especial), 131-142. https://doi.org/10.5209/rev_CFIT.2014.v21.48729