Controcultura e l'economia politica della comunicazione
Abstract
In questo articolo critico una dicotomia con cui si risolvono molti dibattiti sulla libertà di parola e sulla strategia politico-culturale: sostenere la necessità di "più parola" perché l'unica alternativa è la censura. Propongo che dietro questa argomentazione si nasconda l'intuizione che per contrastare il dominio bisogna assicurarsi di avere un'opzione di "uscita". Una delle ragioni del successo di questa intuizione nei campi della libertà di parola e della cultura è che il miglioramento tecnologico delle comunicazioni sostiene una presunzione di sovrabbondanza che ci invita a ignorare l'economia politica della sfera pubblica. Concludo osservando perché i progetti contro-egemonici o contro-culturali dovrebbero stare attenti a non riprodurre acriticamente questa prospettiva.
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