Le ragioni economiche della crisi dell’euro

  • Genaro Zezza Università degli Studi di Cassino

Abstract

La crisi dell’Eurozona ha le sue radici nelle politiche neoliberiste adottate dagli anni ’80. La deregolamentazione dei mercati finanziari, la progressiva concentrazione dei redditi e lo smantellamento del welfare state hanno contribuito alla compressione o al declino del potere d’acquisto della famiglia mediana, stimolando una crescente domanda di credito per sostenere il proprio benessere relativo. La dimensione dei debiti pubblici di alcuni Paesi periferici dell’Eurozona è il risultato, e non la causa, della crisi: la recessione del 2007-2008, unita a regole neoliberiste che hanno impedito alla BCE di sostenere Paesi con deficit pubblici elevati, e la impossibilità di usare variazioni nel tasso di cambio per gli squilibri esterni ha spinto ad adottare manovre di austerità, che riducendo il PIL più rapidamente del deficit pubblico hanno peggiorato i problemi. La soluzione della crisi attuale può venire solo da una espansione fiscale coordinata, stimolata dai Paesi dell’ Eurozona con un surplus delle partite correnti. Ma dato che tale soluzione non sembra politicamente percorribile, la conseguenza sarà una rottura dell’Eurozona come la conosciamo.

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Come citare
Zezza G. (2015). Le ragioni economiche della crisi dell’euro. Res Publica. Revista de Historia de las Ideas Políticas, 18(1), 197-210. https://doi.org/10.5209/rev_RPUB.2015.v18.n1.47985
Sezione
Dossier: Europa