“La stola e il silenzio”? “Parole” di donna in un epitaffio catanese d’età imperiale

  • Margherita Cassia Università degli Studi di Catania

Abstract

L’analisi di un’epigrafe in lingua greca, attualmente custodita nel Magazzino del Museo Civico del Comune di Catania “Castello Ursino” (inv. nr. 233) e relativa ad una Giulia Galene, la φιλόστολος, invita a riflettere sul significato da attribuire a questo appellativo, “amica della flotta” o piuttosto “amante della stola”. Il possibile riferimento all’uso dell’indumento distintivo della matrona romana permette di inserire l’epitaffio in un momento di poco precedente all’utilizzo dei titoli onorifici femina stolata o ματρῶνα στολᾶτα, attestati in molte regioni dell’Impero romano a partire dalla fine del II secolo d.C. L’apax φιλόστολος, se non rovescia del tutto il cliché di donna silenziosa e relegata tradizionalmente attribuito alla matrona, pone comunque in evidenza la “visibilità” e il ruolo pubblico di una donna che lasciò memoria di sé sulla pietra senza aver bisogno di una “legittimazione” maschile. Giulia Galene riuscì ugualmente ad “esprimersi” e a far giungere la propria “voce” sino a noi, non rimase in silenzio, pur “amando” la sua stola.

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Veröffentlicht
2020-04-01
Zitationsvorschlag
Cassia M. (2020). “La stola e il silenzio”? “Parole” di donna in un epitaffio catanese d’età imperiale. Gerión. Revista de Historia Antigua, 38(1), 55-81. https://doi.org/10.5209/geri.68585
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