Neostandard o substandard? Criteri metodologici di orientamento
Abstract
In questo articolo si propone una riflessione su come determinare i confini della varietà standard della lingua italiana e sulle implicazioni che ciò ha sull’insegnamento della lingua, in particolare come L2/LS. Il divario esistente tra l’italiano codificato nelle grammatiche e l’italiano utilizzato dai parlanti nativi ha fatto sorgere per chi insegna l’italiano da un lato la necessità di fare riferimento ad una norma e, dall’altro, la difficoltà di come stabilirla, date le numerose fasi di cambiamento e di riassestamento della norma linguistica attraverso i secoli e le diverse posizioni adottate dagli studiosi circa i fenomeni linguistici da considerarsi parte del nuovo standard. Questa ricerca si inserisce nell’ambito di questa riflessione. Sulla base dei principali studi condotti sul neostandard e di due precedenti studi dell’autrice del presente contributo, in questo articolo si propone un riesame dei tratti dell’italiano dell’uso medio di Sabatini (1990a) alla luce della loro frequenza (in accordo con Sobrero, 1992) in un corpus di lingua italiana, e di due criteri, ossia, la funzionalità e l’accettabilità sociale. Questi ultimi permettono di distinguere quali tratti dell’italiano dell’uso medio siano parte del neostandard e quali del substandard. Incrociando i tre parametri sopra menzionati, sarà possibile verificare innanzitutto se i tratti linguistici più frequenti ricadano nella categoria dello standard, neostandard o substandard: in secondo luogo, sarà possibile catalogarli dal punto di vista dell’insegnamento in termini di “insegnabile come parte dello standard o neostandard” o “menzionabile come variante substandard”, fornendo così uno strumento di orientamento a chi insegna l’italiano.
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