«Le parole sono tenere cose»: spunti per un’analisi linguistica e strutturale di La casa in collina di Cesare Pavese

  • Silvia Zangrandi IULM Milano
Parole chiave: Narratività, mimesi, dialogo, lingua, parlato popolare, dialettismi, Pavese, La casa in collina.

Abstract

Lo studio intende offrire una lettura su più piani di La casa in collina a partire dall’abolizione del distacco prospettico dell’autore dalla sua materia e da una sua immersione nel flusso degli avvenimenti, per passare poi all’esigenza di analisi e di autoanalisi e alla sostituzione del principio di causalità con quello relativistico che implica una concezione dell’esistenza come pura possibilità. Nell’assetto generale del racconto troviamo momenti narrativi e momenti di riflessione e il punto di vista nella conduzione del racconto non è affidato unicamente al narratore, ma viene spesso filtrato attraverso le parole dei personaggi chiamati in scena. La realtà storico-politica qui rappresentata non impedisce di dar vita a situazioni lirico-descrittive e a momenti intensamente dolorosi che sollecitano l’emozionalità del lettore. La presenza imponente del dialogo, mezzo mimetico per antonomasia, dà a Pavese la possibilità di ricreare il parlato popolare: tramite l’uso di dialettismi, di ridondanze morfosintattiche, di pleonasmi, del che polivalente egli riproduce la parlata informale e quotidiana e riferisce con autenticità le parole del personaggio.

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Come citare
Zangrandi S. (2012). «Le parole sono tenere cose»: spunti per un’analisi linguistica e strutturale di La casa in collina di Cesare Pavese. Cuadernos de Filología Italiana, Extra, 377-386. https://doi.org/10.5209/rev_CFIT.2011.37522