Polvere e terra: una nota all’episodio delle Esperidi nelle Argonautiche di Apollonio Rodio
Resumen
Descrivendo l’incontro degli Argonauti con le nýmphai Hesperídes (Argonautiche, 4.1406-1430), Apollonio Rodio narra di come queste ultime, spaventate dall’arrivo della ciurma dell’Argo, si fossero tramutate in “polvere e terra”, kónis kaì gaía. Solo dopo essere state blandite e rassicurate da Orfeo, le Esperidi assumono prima l’aspetto di alberi e poi nuovamente le proprie fattezze umane. Gli interpreti hanno rilevato come per questo sviluppo arboreo non manchino paralleli con le credenze che circondavano le ninfe nell’antichità e nella Grecia moderna. Questa strada interpretativa sembra produttiva anche per la trasformazione che apre l’episodio, quella in polvere e terra. Nel folklore della Grecia moderna spicca infatti la connessione delle Nereidi, l’ipostasi attuale delle antiche ninfe, con mulinelli di vento e polvere, e l’uso di epiteti rispettosi (come “buone signore”) per rivolgersi a loro e alle loro manifestazioni. Tracce di credenze di questo tipo possono essere individuate, peraltro, già nell’antichità. Ancora più rilevante è poi l’identificazione di ğinn (spiriti, di sesso maschile e femminile) con manciate di terra ricavata dal suolo, documentata ancora nel secolo scorso proprio in Cirenaica. A concezioni analoghe potrebbe alludere Apollonio, che nello stesso passo, del resto, si rivela attento ai culti e alle figure soprannaturali libiche.
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